“Un vero e proprio omaggio a John Cage.”
Si tratta di un vero e proprio omaggio a John Cage costruito interamente (interamente) looppando, stretchando, assemblando, ritagliando, campionando, cinque brani del compositore statunitense, oltre a un estratto di una sua conferenza.
I brani che sono stati fertilmente saccheggiati sono: Radio Music (1956), Branches I (For Amplified Plants) (1976), Ryoanji (1983), Dream (transcription for accordeon) (1948) e A Flower (for voice and closed piano) (1950).
La durata di One Second Less, che va calcolata includendo anche i momenti di silenzio all’inizio e alla fine del brano (tutto nasce e ritorna al silenzio…), è di 4 minuti e 32 secondi. Un altro omaggio a John Cage perché sfiora – ma non eguaglia… sarebbe stato troppo arrogante – la durata del memorabile pezzo “silenzioso” del losangeleno che durava appunto un secondo in più: 4’33”.
Ogni suono, ogni rumore e ogni silenzio di questo Silence – One Second Less sono interamente cageani e l’operazione di taglia e cuci piuttosto forsennato che abbiamo adottato è un ulteriore tributo all’arte di questo grande genio del novecento, alla sua curiosità famelica, alla sua voglia di pieni che comprende rumori e campioni ambientali e alla sua inesausta ricerca di vuoti, di pause, di sottrazioni e di silenzi. L’intenzione è anche quella di scovare “Il suono che si ascolta quando non si ascolta musica” come declama a un certo punto Cage con la sua voce ipnotica e dolce. Per essere un omaggio al silenzio è fin troppo rumoroso potrebbe pensare qualcuno. Sarebbe un rilievo poco accorto, perché il silenzio cageano non è propriamente silenzioso (neppure quello del suo pezzo più celeberrimo), è sempre perlustrativo e rabdomantico, guarda alla vita e la vita comprende, rastrella silenzi è vero, ma sono sono silenzi appunto che comprendono rumori, onde radio, disturbi magnetici, clacson, fruscii, cigolii, qualche strumento convenzionale suonato in modo convenzionale e qualche strumento convenzionale suonato in modo anticonvenzionale.
Valerio Corzani si è laureato in Estetica con una tesi su “John Cage e il problema multimediale” è autore, giornalista, conduttore radiofonico, musicista, fotografo e scrittore. Si occupa di musica, cultura giovanile, nuovi media e viaggi.
Ha pubblicato foto e reportage fotografici per XLRepubblica, Il Manifesto, Alias, Diario, Jack, Slow Food, Il Giornale della Musica, Muz, Il Turismo Culturale, Mondomix, World Music Magazine, BlogFoolk Magazine.
Le sue foto sono state scelte come copertine degli album de Gli Ex, Interiors e Caracas
Presenta programmi radiofonici per la seconda rete della Radio Svizzera Italiana ed è conduttore, autore e regista di Radio3 Rai.
Con RadioRai collabora dal 1986 e ha firmato per le tre reti dei canali radiofonici nazionali centinaia di programmi e cicli, sia nelle vesti di conduttore che in quelle di autore, di consulente musicale e di regista.
Attualmente è uno dei conduttori e autori de “L’idealista”, ideatore e redattore di “Sei Gradi”, ideatore e conduttore di “File Urbani” e “Alza il volume consulente musicale di “Pagina3”, “Ad alta voce”, “Passioni”, “Fahrenheit”, “Radio3Mondo”, “Wikiradio”, “Radio3 Scienza”, “A3”, “Pantagruel”, “Museo Nazionale”, tutte trasmissioni di Radio3.
Per Radio3 Rai ha scritto e presentato tre lunghi cicli radiofonici dedicati rispettivamente a Hugo Pratt (“Hugo Pratt e altre latitudini”), i fotografi della musica (“Il suono fotogenico”) e il Basket Nba (“Saltare in cielo”).
Per la seconda rete della Radio Svizzera Italiana ha confezionato decine di contributi e di speciali (in particolare per le trasmissioni ReteDue 5, Jukebox 900), ideato e condotto il programma “Effetto Larsen” e attualmente collabora con il programma “Sherazade” e conduce insieme a Sergio Albertoni il rotocalco dadaista-musicale “Babilonia”.
Ha diretto le rivista Dippiù e Freequency e l’emittente Radio Wave, ed è stato il caporedattore del portale www.vinile.com
Ha fatto parte della direzione artistica del Medimex di Bari organizzato da Puglia Sounds e si è occupato per lo stesso organismo di relazioni internazionali.
Ha insegnato “Storia del Jazz e della Fusion” presso l’”Università della Musica” di Roma, “Storia e linguaggio della radiofonia” e “Storia della canzone italiana” presso l’Accademia della critica di Roma e ha partecipato, nelle vesti di coordinatore e docente, ai corsi di formazione de lo “Sciamano” e “Il segnalibro” di Roma, del Museo delle Papesse di Siena, del Torino Jazz Lab, della Luciano Vanni Editore e di ArsOfficina di Ancona.
Come musicista è stato il bassista delle prime gloriose stagioni dei Mau Mau (“Sauta Rabel” e “Bass Paradis” gli album nei quali ha suonato oltre ad aver condiviso con il gruppo decine di tour in tutta Europa), il co-leader dei Mazapegul (“Controdanza” e “Piccolo canto Nomade”) e de Gli Ex (“Canzoni della Penombra”, “Primavera Autunno Inverno”), il produttore e l’autore testi dei Daunbailò (“Daunbailò”).
Nel corso della sua attività di musicista ha suonato tra gli altri con Marc Ribot, Roy Paci, Jimmy Villotti, Gabriele Mirabassi, Maria Pia De Vito, Dodi Moscati, Andy J. Forest, Gabriella Ferri, Peppe Voltarelli, Simone Zanchini, Riccardo Tesi, Antonio Infantino, Mauro Ottolini, Giorgio Li Calzi, Serena Fortebraccio, Boris Savoldelli, Dead Cat In A Bag.
Oggi porta in giro il progetto elettronico Interiors, insieme ad Erica Scherl (“Liquid” è il titolo del loro album d’esordio uscito per Minus Habens, “Plugged” il titolo del secondo album uscito nel Dicembre 2016 per Brutture Moderne).
La sua più recente creatura musicale è invece il combo world-reggae Caracas, un’avventura condivisa al fianco del polistrumentista Stefano Saletti di cui è uscito un album omonimo nel Giugno 2015 per la Materiali Sonori.
A partire dalla primavera 2015 Teresa De Sio gli ha chiesto di creare gli ambienti sonori e di suonare live nello spettacolo “L’attentissima”, reading tratto dal libro omonimo dell’artista campana uscito per Einaudi.